Osservazioni   x

| Osservazioni dell'anno 2012 |

16 sett 2012: i danni della siccità 

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Il fungo sembra di una specie mai vista prima al Caloggio: un buon segno dopo un'estate torrida che ha fatto tutti i danni descritti in questa pagina.
Finalmente è tornata la piogga e la vita riprende e si rinnova, anche nel bosco nuovo, che  ha l'età dell'oasi, dove il fungo è spuntato.
Lì il terreno è povero e ci vorranno decenni perchè si formi l'humus, ma piano piano il sottobosco si arricchisce già di vita e di biodiversità. 

 

I lavori

Oggi giornata di lavoro al Caloggio. Ecco indicati sulla foto aerea i lavori svolti dai volontari nel corso della giornata:


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Le osservazioni

Mentre gli altri pochi volontari si danno da fare con cesoie e decespugliatore, mi dedico alle osservazioni e alle rilevazioni fotografiche.

 

 

xVia Caloggio

Noto per prima cosa che la siepe di carpini non ha particolarmente sofferto e così altri carpini a destra dopo il ponticello (foto a destra).

Maurizio ipotizza che una malattia in zona colpisca solo i carpini di una certa dimensione, risparmiando quelli più piccoli.

 

 

 

 

 

Verso la radura e lo stagnetto (S. n°1)

Percorro la zona a sinistra del sentiero 1 con penna e taccuino. Le zanzare sono implacabili e a nuvole. Lo spray protettivo serve a poco.

Annoto che:

  • più di 6 Padi di 2 – 3 m di altezza sono morti o quasi senza foglie. Forse anche altri più piccoli sono morti qua e là;
  • fra le Farnie qui nessun danno definitivo. Le due in foto (foto a fianco) sono quelle che hanno sofferto di più.
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  • 2 Carpini di 10 - 20 cm di diametro alti oltre 10 m hanno rami bassi secchi, un'altro di 10 cm, a sinistra della deviazione per lo stagnetto, dietro le due farnie della foto, sembra morto, forse gli sono rimaste alcune rare foglie in alto;
  • molti Noccioli hanno perso le foglie in basso (foto a fianco). Per i noccioli è così per tutta l’oasi;
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  • un Sambuco senza foglie ha ributtato qualche gemma.

    Quello all’inizio del sentiero, sulla destra, che aveva perso tutte le bacche e sembrava morto in realtà ha delle foglie verdi in alto (foto a destra);
  • i Frassini , gli Aceri e gli Agrifogli stanno bene e così anche gli aceri più piccoli, nati spontaneamente.
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A destra del sentiero, lungo il secondario del Villoresi, ricco di acqua per tutta l’estate, la vegetazione non ha subito danni.

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Le piante che avevano sofferto, come i Biancospini e i Padi (foto a sinistra), si sono largamente riprese.

I Ciavardelli hanno qualche ramo basso secco e così i Noccioli , ma niente di grave.

Meno ancora gli Aceri .

Il Ciliegio sta benissimo (foto).

Anche le Robinie , guardando le foto, sembrano a posto.



Alla radura i Prugnoli hanno solo qualche foglia secca, i Gelsi hanno le foglie verdissime e la Vite con i suoi tralci si è allungata e appare da ogni parte. 

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Il grande Sambuco è completamente ricoperto dalla Vite del Canadà (foto a destra).

Non riesco a raggiungere il Fico in fondo. La vegetazione (ortiche, rovi ed altro) è troppo fitta.


 

 

Lungo il Nirone (S. n°2)

Per il resto dell’oasi annoto le cose solo mentalmente.
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Nel bosco nuovo, a sinistra del sentiero 2, ci sono un paio di Farnie morte (foto). 

Un Pado completamente secco sta rimettendo qualche gemma. 

C’è un seccume diffuso fra le chiome (foto a destra.

Per una rilevazione precisa dei danni occorrerebbe più tempo. 

Tuttavia avremo una visione più chiara solo la prossima primavera. 

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Il bosco vecchio (sentiero 3)

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Nel bosco vecchio, Biancospini e Sanguinelle sembrano stare meglio. 

Dalla fine di agosto e nelle prime due settimane di settembre le piogge non sono mancate. 

L’ Acero di monte con cartello sta bene (foto a sinistra) seppur circondato dai segni dell'arsura. 

Svoltato l’angolo sembra quasi che un incendio (foto a destra) abbia bruciato le foglie di un largo gruppo di Carpini , che qui contano i danni maggiori, ma gli effetti sono stati provocati solo solo dalla siccità e dal caldo.

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Persino un agrifoglio, specie che  nel resto dell'oasi è verdissima, qui ha un ramo secco (foto a sinistra), come se tutte queste piante fossero state avvolte e rosolate da una bolla di calore.   

Proseguendo sul sentiero gli altri carpini hanno danni importanti ma parziali (foto), fino ad arrivare in fondo al sentiero, nella zona dei campanellini invernali dove, grazie all’ombra e al fresco della grande farnia, i carpini non mostrano alcun danno.

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Il carpino mascotte conserva solo un paio di foglie (foto). Speriamo che sopravviva.

 

 

Il prato umido (sentiero 4)

Qui, verso il prato umido a nord ovest del sentiero, ci sono danni vari, come avevamo visto la volta scorsa (foto a destra). 

Sono morti un  Viburno , una Farnia e dei Saliconi . É sofferente un'altra farnia. Foglie secche su molte altre piantine

Verso l'ansa degli aironi, zona più ombreggiata e digradante verso il Nirone, la situazione appare decisamente migliore.

Scorgo e bombardo di foto un Sympetrum striolatum maschio (foto sotto). Questa specie di libellula si riconosce dai fianchi del torace bicolore, dal colore nero delle zampe e dalla macchia giallastra sulle ali. Il sesso maschile si deduce dal colore rosso e dalla forma della parte terminale dell'addome (cerci). 

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L'ex orto (S. n°5)  e lungo il sentiero delle sette cascate

Evito l’ex orto che mi sembra abbastanza verde e quindi rinuncio alle libellule che lì non mancano mai. Una Calopteryx splendens maschio però, con le sue ali blu, mi passa davanti al naso.

Più avanti, la siepe dei biancospini sembra riprendersi. L’erbetta è sempre più verde e ne è spuntata un tipo diverso, a foglioline larghe (foto sotto). 

Un pado ha già buttato rametti con foglie.

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Oltre l’ex orto controllo alcune piantine immesse lo scorso anno. Non sono tutte morte come sembrava in un primo momento. Si salvano alcuni evonimi e qualcosa d’altro (foto sopra a destra). Il bilancio comunque si potrà fare solo nella nuova stagione vegetativa. 

 

 

 

Il prato (S. n°6) e ritorno

Raggiunti gli altri, fotografo un nido di merlo che era nel roveto del prato e un piccolo nido forse di capinera (foto a destra), sempre lì.

Entriamo nel bosco nuovo. Fotografo a raffica un paio di cespugli di Ligustro nostrano : finalmente!
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Nei pressi scorgiamo delle foglie di Mughetto e un grande fungo, di una specie che Maurizio dice di aver visto per la prima volta al Caloggio.

Gli amici di Forum Natura Mediterraneo, che ringraziamo, ci danno preziose indicazioni per il riconoscimento della specie qui:  http://www.naturamediterraneo.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=187340.
Si tratta di Polyporus squamosus o forse anche di  Lentinus tigrinus.

Nel primo caso si tratterebbe di un fungo che nasce da legno in decomposizioni, di commestibilità dubbia e dal sapore di segatura. In ogni caso buon segno di biodiversità crescente nell'Oasi.

Sarebbe stata utile al riconoscimento l'osservazione della parte inferiore. Ma avevamo deciso di non coglierlo e pertento niente osservazione e niente foto.

Segniamo la zona con un nastro bianco.

Insomma qualche sorpresina c’è sempre.

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Fine