Osservazioni   x

| Osservazioni dell'anno 2012 |

Dalla Fametta al Caloggio - 21 aprile 2012

Lungo il secondario del Villoresi che alimenterà EXPO 2015  

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Da questo canaletto, che verrà allargato, arriverà l'acqua a EXPO 2015 ed ai Navigli

 

 

Il programma della passeggiata

Sabato, 21 Aprile 2012   - Da Castellazzo all'Oasi del Caloggio

ore 9.30 – Ritrovo Santuario della Fametta, Castellazzo di Bollate . Una facile passeggiata dal santuario della Fametta all’Oasi WWF del Caloggio, lungo la Roggia delle Sette Cascate alla scoperta di antiche vie d’acqua, storici torrenti, fontanili ed angoli di paesaggi sconosciuti ai margini della città. Guida: Maurizio Poggi Console del Touring Club Italiano con la collaborazione dei tecnici del Consorzio Est Ticino Villoresi e del Responsabile dell’Oasi WWF Maurizio Minora. Rientro alla Fametta entro le 12.30 con pullman gratuito.

 

 

Le condizioni meteo

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Dopo giorni di pioggia finalmente una giornata senza precipitazionii.
Nel cielo ancora  qualche nuvola e all'ombra fa fresco. Le montagne sono imbiancate di neve.

Lungo i sentieri occorre scansare ampie pozzanghere
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Sullo sfondo del Parco le Grigne innevate ed il Resegnone, più nascoto dagli alberi, fotografati da una finestra della torre


 

Il ritrovo alla Fametta

Verso le 9.30 giungono sul posto una quarantina di visitatori. Li attendono Il Console del TCI Maurizio Poggi , un tecnico del CT Villoresi e alcuni volontari del WWF fra cui Maurizio Minora , responsabile dell'Oasi presso cui terminerà l'escursione.  La chiesetta è aperta ed è possibile una rapida visita prima della partenza.


"La Cappella della Fametta, probabile torre di avvistamento medievale, trasformata a colombaia nel Quattrocento e poi mutata nel santuarietto seicentesco, presenta un affresco con la Sacra Famiglia"

 



Un modellino in legno della cappelletta all'ultimo piano della Torre. Sulla sinistra un disegno.
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x La chiesetta della fametta è aperta ed è possibile visitare l'interno e salire nella torre

All'interno una rappresentazione della Sacra Famiglia che, nonostante lo scarso valore artistico, è stata oggetto negli scorsi anni di un furto seguito dal ritrovamento.

All'ultimo piano un bel modellino in legno della costruzione.

Bella la vista verso nord est: solo il verde degli alberi e sullo sfondo le montagne imbiancate dalla neve dei giorni scorsi.
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x Vengono fornite le prime informazioni sulla passeggiata.

 
Il Console del TCI illustra le caratteristiche del luogo il cui nome sarebbe  legato alla peste, indicata appunto con il termine Fametta.

Secondo una leggenda di scarsa attendibilità , ma egualmente interessante, il luogo sarebbe stato riservato ai sopravvissuti della terribile malattia che manifestavano i sintomi della guarigione con la ripresa dell'appetito (fametta).

 

 Dalla Fametta al canale secondario 

 
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I bivalvi più piccoli sono degli asiatici Corbicula fluminea .
Ci si avvia verso nord per poi piegare a destra verso la ferrovia, dove scorre il canale secondario del Villoresi che distribuisce le sue acque in direzione di Bollate.

Presto si supera un torrentello che raccoglie le acque dei campi e le porta al Nirone. Le acque locali non si mescolano a quelle provenienti dal Villoresi. La separazione avviene attraverso dei sifoni.

Dalle acque di questo torrentello Maurizio Minora preleva, per il tempo di una breve osservazione due tipi di bivalve, uno piccolo, l'altro invece grande come una palla da tennis.

Entrambe derivano dai pesci importati a scopo piscatorio dall'EST e dal Nord Europa. La prima fase dello sviluppo avviene nelle branchie di alcuni pesci.
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Le conchiglie più grosse sono delle anodonta.
La specie è difficile da determinare.

 

Lungo il sentiero delle sette cascate

xSi raggiunge il canale scolmatore. Si segue un sentiero che serve agli addetti alla manutenzione per i controlli periodici del canale. Oggi il sentiero è decisamente infangato in alcuni tratti.

xl canale ha assunto nel tempo caratteri di naturalità con vegetazione ripariale sulle sponde e sui fondali che in alcuni tratti emergono e formano degli isolotti che costituiscono un ostacolo per lo scorrimento della corrente.
 
Si supera un torrentello che raccoglie le acque piovane dei campi e passa sotto il canale in un sifone.

Un ponticello sulla prima delle sette cascate. 

In origine questo canale secondario era stato dimensionato per fornire 3000 l/sec (litri al secondo) alle coltivazioni locali. Nel tempo l'urbanizzazione ha ridotto le aree  agricole. Di conseguenza la richiesta di acqua per irrigazioni arriva ad un massimo di 700 l/sec circa. Oggi però la portata è di 500 l/sec

xIl canale dovrà presto portare acqua alla zona dell'EXPO che richiede da sola 2000 l/sec.

Pertanto la portanza dovrà prossimamente tornare a 2700 l/sec. Questo significa che non saranno necessarie opere radicali di ristrutturazione, ma solo lavori "leggeri "consistenti in pulizia dei fondali, eliminazione di palizzate lungo le sponde, ripristino delle medesime, che non saranno cententificate e quant'altro sarà ritenuto necessario..

Un gruppo di progettazione è al lavoro. Si pensa che il fondo sarà drenato e le sponde ripristinate ove necessario. Sul sito del CT Villoresi si legge che le opere di prossima realizzazione terranno conto delle esigenze naturali e paesaggistiche. Speriamo in bene.

Il canale sarà affiancato da una pista ciclopedonale che non coinciderà con lo stradello di servizio e avrà anzi un percorso piuttosto autonomo..

La pista ciclabile permetterà in futuro di completare l'anello Ticino, Villoresi, Expo, Naviglio, Darsena e, attraverso le altre piste del  Villoresi e del Parco delle Groane, a una viabilità ciclastica molto più ampia.
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I manufatti originari

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Proseguendo si incontrano manufatti che un osservatore inconsapevole potrebbero apparire di scarsa considerazione.

Costituiscono degli interessanti esempi di archeologia tecnologica di fine '800.

Il  responsabile del Villoresi spiega infatti che sono coetanei della costruzione del canale e ne illustra nei dettagli le caratteristiche.

Tutta l'opera del Villoresi è stata grandiosa quanto oggi misconosciuta. Sicuramente merita una maggior attenzione.


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Un chiusino per il prelievo di acqua: spalle in muratura di mattoni, guide in beola e ed elementi mobili in ghisa. 

Nei pressi di un laghetto un primo ponticello in beola poggia su una pila intermedia in mattoni e con cordoli rilevati per tenere in carreggiata le ruote dei carri. Manca di una beola e della copertura in terra.  x



Poco più a valle un ponte identico è invece in perfette condizioni, completo di sua ogni parte originaria e ancora rivestito in terriccio.

 

 

La derivazione del canale secondario per EXPO 2015

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Il canale secondario prosegue verso sud fino a lambire l'oasi del WWF lungo la via Caloggio. 

L'acqua che dovrà rifornire la zona dell'Expo (canali e laghetti) sarà deviata un centinaio di metri più a nord dell'oasi. A tal fine un piccolo canale terziario (Canale terziario 63 Garbagnate) dovrà essere decisamente allargato.

Nella mappa a sinistra il percoso della passeggiata dalla Fametta al parcheggio di Via Verdi (di 3,8 km) ad il tracciato del secondario.

Notare la derivazione che porterà l'acqua all'EXPO 2015.


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Il punto di prelievo "3 Garbagnate" delle acque destinate a EXPO 2015

Sul pilastrino di sinistra si legge la scritta in rosso "3G"

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Nella mappa a sinistra si vede tutto il percorso che l'acqua, proveniente dal Volloresi e quindi dal Ticino, farà verso la zona Expo per poi attraverso il Parco di Trenno e il Parco delle Cave fino a raggiungere il Navigio Grande e quindi la Darsena milanese. L'acqua poi defluirà a sud dal Naviglio Pavese.

Un buon tratto di canale dovrà essere scavato per l'occasione.

La rete dei canali,  sarà affiancata da piste ciclabili e da impianti di alberature e andrà a o costituire il cosiddetto anello verde - azzurro .

Vedi l'animazione  da cui sono state tratte alcune notizie e immagini qui

 

 

xLa brughiera

xSi passa a fianco di un piccola zona di brughiera.  

Maurizio Minora spiega che questo paesaggio non è propriamente naturale, in quanto risultato dell'opera di disboscamento dell'uomo. Tuttavia la brughiera è un ambiente caratteristico delle Groane, la cui origine si perde nella notte dei tempi, probabilmente da quando i primi agricoltori utilizzavano il fuoco per creare della radure da coltivare.
 
Oggi il mantenimento delle brughiera costituisce un problema. Se non si contengono in qualche modo le piante colonizzatrici, evolve in pochi decenni in bosco per opera prima della betulle , poi del pioppo tremolo e infine della farnia , che va a costituire il bosco maturo.   

Lungo il canale si eranono notati grandi pioppi ibridi , numerosi pruni serotini , ma anche  padi che si stanno diffondendo spontaneamente.

Fra i fiori, oltre alla comune pervinca ( Vinca minor ) anche la Vinca major . Mauruzio sostiene che, pur essendo autoctona, la sua presenza nel Parco ha origine da coltivazioni ornamentali.   

 

 

Una piccola polveriera abbandonata

xNell'ultimo tratto del sentiero, poco a nord dello scolmatore del Seveso, guardano indietro, si vede una bella successione di cascatelle . Il dislivello dalla Fametta al Caloggio è di circa 20 metri che vengono superati appunto con una serie di cascate, da cui il nome del sentiero delle sette cascate. . 

La presenza dello scolmatore , che ha una ventina di anni e che dovrebbe essere prossimamente ampliato per far fronte alle frequenti esondazioni del Seveso , impone una deviazione del percorso che un tempo collegava il Castellazzo e a Bollate.

Proprio a nord del ponte che lo attraversa una cancellata cela i resti di una polveriera , attiva fino a una cinquantina di anni fa.

Restano alcune piazzuole infossate dove sorgevano delle casematte, ora demolite. Gli avvallamenti, durante i periodi di pioggia sono soggetti ad allagamenti. Stante il fatto che l'area è compresa nel parco naturale delle Groane, che l'area non è facilmente raggiungibile dai passanti e ancor meno utilizzabile per scopi agricoli, la natura vi regna sovrana.

Molto belli alcuni ciliegi , forse fra i più grandi del parco.  

 

 

L'arrivo all'oasi

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Il tronco traforato e "svuotato" dal picchio 

Oltrepassato lo scolmatore del Seveso ci si affianca al Nirone lungo il sentiero delle sette cascate. Il sentiero è qui delimitato da una lunghissima e splendida siepe di biancospino , proprio in questo periodo in piena fioritura.

Da un grande pioppo sulla rive del Nirone, certamente disturbato dalla comitiva, si leva in volo un airone cenerino . Questo uccello, assieme al martin pescatore è un abituale frequentatore delle acque del torrente, fra le più limpide della zona. A volte si vede anche la nitticora.

Purtroppo non è rimasto molto tempo da dedicare all'oasi, il pullman attende i visitatori al parcheggio di Via Verdi.

Molte domande sulle risorgive che caratterizzano la zona (nel territorio di Bollate ce ne sono 25) restano purtroppo senza risposta.

Ci si concede solo una rapida sosta, giusto il tempo di osservare un tronco di pioppo completamente traforato, per lungo e per largo, dal picchio . I suoi segni sono frequentissimi nell'oasi.

Durante la camminata stessa si era sentito in lontananza il rullare del picchio, oltre che il canto del cuculo .

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Ci avviciniamo allìOasi. Maurizio illustra le caratteristiche del luogo, un prato stabile  (Guarda il video sotto)
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La lunga siepe di baincospino in fiore

 

 Per concludere... la parola a Maurizio

 

 

Sarà possibile visitare l'oasi e le risorgive con maggior calma durante le giornate previste in calendario: vedi qui.

 

 

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